Seconda parte dell'intervista realizzata dal gruppo Numidio a Luigi Relé.
Luigi Relé, alter ego e anima artistica di Luigi Romagnoli, classe 1957, impiegato all’INPS, sindacalista in una delle principali organizzazioni del sindacalismo di base, è autore di canzoni da quando aveva sedici anni ed ha in preparazione il suo primo disco da solista, dopo una precedente esperienza in una rock band sindacale. Lo abbiamo raggiunto e intervistato in questa calda estate romana. Ecco la seconda parte dell'intervista.
NUMIDIO – Il disco che stai preparando sappiamo che lo produrrai da solo, anche con l’aiuto di un crowdfunding che partirà a settembre. Perché qualcuno dovrebbe sostenere il tuo progetto musicale?
RELE’ – Innanzitutto perché sarà un bel disco e non è poco. Stiamo lavorando agli arrangiamenti cercando di cucire addosso ad ogni canzone un vestito su misura, mettendo insieme stili diversi che siano al servizio della storia che raccontiamo. E’ un lavoro di gruppo, realizzato in modo artigianale. Sono consapevole che il crowdfunding sta diventando uno strumento inflazionato, al quale molti ricorrono, come ho presente i limiti di non avere una base consolidata di supporter pronti a sostenere la mia musica. E’ una scommessa, tra l’altro in un contesto in cui oltre alla qualità intervengono altri fattori. Vedremo, speriamo di avere fortuna.
NUMIDIO – Parliamo della tua musica. Quali sono gli autori che hanno ispirato il tuo percorso artistico e come collochi la tua proposta nell’attuale panorama musicale?
RELE’ – Il mio riferimento artistico è sicuramente quella che viene comunemente definita la canzone d’autore, che va da Bob Dylan ai cantautori italiani degli anni ’70 ed a quelli più recenti. Tuttavia m’intriga anche il cabaret musicale, quello teatrale di Brecht e quello dei Gufi. Questi ultimi negli anni ’60 hanno scritto e cantato storie incredibili per quell’epoca. Oggi varrebbe la pena di recuperare quel lavoro. Per quanto riguarda la collocazione della mia proposta nell’attuale contesto musicale non mi preoccupo di chiuderla in schemi definiti. Come disse qualcuno: la musica è bella o brutta, indipendentemente dagli stili.
NUMIDIO – Nei giorni scorsi hai pubblicato su Spotify e sulle altre piattaforme digitali una tua canzone che s’intitola “Vasate ‘a Croce”, spiazzante dal punto di vista musicale e del testo, scritto in dialetto partenopeo. Ce ne vuoi parlare? Ci vuoi anticipare se farà parte del disco che stai preparando?
RELE’ – Hai descritto in modo appropriato “Vasate ‘a Croce” quando l’hai definita spiazzante. La base musicale è sospesa tra il medio oriente islamico e l’occidente cristiano ed accompagna un testo che deride l’ostentata religiosità di Salvini, che diventa quasi una macchietta da avanspettacolo quando il capo della Lega si presenta in televisione con il crocifisso e pretende di arruolare la Madonna alla sua causa politica fatta di odio e di divisione. Un ossimoro, del quale purtroppo in molti non si accorgono. E’ il nuovo Medioevo che avanza e le Crociate di Salvini contro i migranti sono il segno di una decadenza dalla quale bisogna prendere le distanze. Sono consapevole di non essere equidistante e non voglio esserlo. Non nascondo le mie idee, che a volte assumono la forma di una canzone irriverente come “Vasate ‘a Croce”. La scelta del dialetto partenopeo è venuta naturale, perché dava forza al testo. Tra alcuni giorni pubblicherò il video su YouTube. Non so ancora se la inseriremo nel disco, è una decisione che prenderò a tempo debito.