22 Novembre 2017

Pubblicato il Pubblicato in Diario di Bordo

E’ da più di due settimane che siamo in navigazione, su questa barca chiamata Utopia. Me ne sto seduto sul ponte, a prua, guardando l’orizzonte che si tinge dei colori dell’aurora, ancora scosso dal sogno che ho fatto stanotte.

Ero nel parco degli Acquedotti, dove di storie da raccontare ce ne sono davvero tante, a cominciare da quella di Roberto e della Scuola 725.

Guardavo verso gli archi dell’acquedotto romano, sotto i quali amoreggiavo da giovane, quando fui colpito dall’incedere in lontananza di un uomo che spingeva un carretto di legno.

Man mano che l’uomo avanzava riuscivo ad intravedere meglio la sua figura. Era magro, capelli corti e radi sulla fronte, baffi folti e scuri, indossava un abito scuro con gilet. Spingeva con forza il carretto con sopra un uomo che sembrava addormentato.

Quando l’ebbi a pochi metri sobbalzai, era tale e quale ad Antonio Ligabue, l’artista della bassa reggiana, il pittore degli animali. Rimasi immobile, rapito da quella figura. Quando mi passò accanto quasi mi sussurrò – “Nidificavamo insieme” – Solo queste parole, che sul principio non mi spiegai.

Lo vidi allontanarsi, spingendo il carro, con le spalle ricurve ad accompagnare lo sforzo. Pochi istanti e sparì all’orizzonte verso il sole che stava tramontando, mentre qui, in mare aperto, le luci dell’alba stanno soppiantando la notte.